Se il marchio o un simbolo apposto sulla confezione di un prodotto inducono in errore il consumatore o, peggio ancora, forniscono un’indicazione non corrispondente al vero, ci sono gli estremi per punire il soggetto titolare/produttore/
Si tratta di “pratica ingannevole” o “dichiarazione falsa” e lo scopo di questo articolo è di evidenziarne le differenze.
Le ripercussioni per tali azioni illegali sono differenti soprattutto in termini di sanzioni, le quali non sono soltanto di tipo amministrativo ma abbracciano anche il penale.
Vediamone i dettagli in sintesi:
Pratica ingannevole:
è considerata ingannevole una pratica commerciale che contiene informazioni non rispondenti al vero, idonea ad indurre in errore il consumatore portandolo a fare un acquisto che altrimenti non avrebbe fatto.
La legge prevede che il trasgressore sia punito con una sanzione amministrativa.
Si può fare l’esempio dell’utilizzo di un marchio di fantasia caratterizzato da un nome Italiano ma che non presenta sulla confezione alcun riferimento all’origine Italiana del prodotto o della materia prima; questo modo di commercializzare un prodotto è ingannevole perché crea confusione in un consumatore medio.
Dichiarazione falsa:
è un’indicazione apposta sul prodotto non corrispondente al vero.
Ad esempio (ne parla una recente sentenza della Corte di Cassazione) l’utilizzo dell’indicazione “Prodotto in Italia” e la riproduzione della bandiera tricolore su un prodotto che in realtà viene solo confezionato e imbustato in Italia, presenta gli estremi del reato di frode nell’esercizio del commercio (art. 515 cod. penale).
Il semplice confezionamento e imbustamento, secondo la Suprema Corte, non può essere considerata come trasformazione sostanziale, tale da far ritenere corretta l’apposizione della dicitura “prodotto Italiano” sulle confezioni.
Pertanto, riprodurre la bandiera Italiana o indicare sulla confezione che si tratta di un prodotto Italiano senza altre indicazioni in merito alla provenienza del prodotto, integra di certo la fattispecie di un reato perseguibile penalmente.
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Avv. Daniela Pasquali
Dott. Enrico Palazzi