Vediamo cosa scrivere in un brevetto e come impostarlo in generale; vediamo anche di evidenziare gli errori concettuali più comuni.
Cominciamo col sottolineare che non basta un’idea per fare un brevetto; non ci si può cioè limitare a brevettare l’idea di un qualcosa ma bisogna fornire un’esecuzione di essa, che ne permetta cioè la realizzazione pratica.
Facciamo un esempio: svariate decine di anni fa, qualcuno ha avuto l’idea di uno strumento di scrittura (la “penna” per intenderci) che contenesse al suo interno dell’inchiostro e che quindi non necessitasse di intingere continuamente la punta per poter scrivere.
Ebbene, non bastò aver avuto l’idea ma bisognava anche spiegare come doveva esser fatto quello strumento di scrittura; bisognava cioè spiegare che c’era una piccola sfera alla punta che, ruotando per il trascinamento originato dallo scrivere, si bagnava continuamente con l’inchiostro contenuto nell’anima della penna.
Questa è un’invenzione!
Quando nasce un’idea, bisogna quindi per prima cosa pensare a come renderla applicabile nella pratica; nella scrittura del brevetto, bisognerà poi spiegare dettagliatamente come deve essere fatto l’oggetto del brevetto.
Ricordiamo che uno dei requisiti che deve possedere un brevetto per essere concesso, è la possibilità di industrializzarlo cioè di inserirlo in un ciclo industriale; ciò non si può certo fare con una semplice idea, bensì con un oggetto specifico e concreto.
I brevetti sono strutturati in modo simile in tutto il mondo e sono composti di una descrizione, una o più rivendicazioni ed i disegni (se necessari).
Una domanda di brevetto può variare da poche ad alcune centinaia di pagine, in base alla specifica natura dell’invenzione ed al settore tecnico di appartenenza.
Da quanto detto prima, la descrizione di un’invenzione dovrà contenere una dettagliata esposizione della stessa, compresi tutti i dettagli affinché una persona esperta del ramo possa ricostruire e mettere in pratica l’invenzione basandosi esclusivamente su tali dati.
Nel caso in cui la descrizione dell’invenzione non presenti tali caratteristiche, il brevetto non potrà essere concesso.
A questo punto nasce spesso un pensiero: “non voglio rivelare tutto altrimenti mi rubano l’idea”.
Per evitare ciò ci sono le rivendicazioni, il cui scopo principale è quello di definire esattamente tutti gli elementi di novità sui quali si basa l’intero brevetto, impedendo così ad altri di copiare l’oggetto od anche di realizzarne uno simile.
Bisogna cioè elencare tutte quelle parti dell’oggetto che l’inventore “rivendica” come nuove e che quindi caratterizzano un brevetto.
Le rivendicazioni possono in definitiva considerarsi il “cuore” di un brevetto.
Tornando all’esempio della penna, dovrò rivendicare la punta a sfera (cioè specificare come è fatta), poi l’anima che contiene l’inchiostro ecc.
Se le rivendicazioni sono complete e ben scritte, allora sarà molto difficile copiare l’oggetto.
L’unica possibilità di imitazione, sarà introducendo ulteriori innovazioni o trovando nuove soluzioni per raggiungere il medesimo scopo.
La difficoltà e la criticità nella stesura di un brevetto, sta quindi nell’adeguata individuazione degli elementi sui quali fondare le rivendicazioni; spesso ci si sofferma maggiormente sulla descrizione dell’invenzione, trascurando o limitandosi nella redazione delle rivendicazioni.
Ciò è un errore, perché in caso di plagio del proprio brevetto, vengono messi a confronto i due brevetti e vengono esaminate soprattutto le rivendicazioni di entrambi e, laddove quelle del proprio brevetto fossero carenti o mal definite, potrebbero renderne difficile (se non impossibile) la difesa.
È necessario quindi che l’oggetto brevettato sia ben rivendicato, onde poterlo efficacemente proteggere da ogni tentativo di plagio; una imprecisa o sommaria formulazione delle rivendicazioni, può determinare l’inutilità di un brevetto, rendendolo facile da eludere.
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Avv. Daniela Pasquali
Dott. Enrico Palazzi